Metropolitana di Napoli - Stazione di Chiaia
Quando ho iniziato a lavorare sulla stazione Chiaia
della metropolitana di Napoli, ho sentito subito che non si trattava solo di illuminare uno spazio di passaggio, ma di accompagnare le persone in un vero e proprio viaggio, dal cielo fino alle profondità della terra. L’architettura di Uberto Siola
e il racconto mitologico
costruito da Peter Greenaway
– con i riferimenti a Giove, Nettuno, Proserpina
e Plutone
– chiedevano una luce capace di rispettare questa narrazione e allo stesso tempo di renderla leggibile, accogliente, umana.
La grande cupola vetrata in acciaio e cristallo, che porta la luce naturale dall’ingresso superiore fino a decine di metri di profondità, è il cuore del progetto: qui la luce del giorno diventa materiale architettonico, entra, scende, scava, cambia durante le ore e le stagioni. Il sistema di illuminazione artificiale si integra con questa presenza, senza competere: nei livelli alti lavora per estendere la percezione di aria e leggerezza, nei livelli intermedi accompagna il passaggio dalla dimensione urbana a quella sotterranea, al piano banchine sostiene l’intensità cromatica e la potenza visiva dell’Ade rosso, dove il soffitto è costellato da centinaia di “occhi” che osservano i viaggiatori.
Ho immaginato la luce come un filo continuo: non una somma di apparecchi, ma un racconto che guida lo sguardo, protegge le persone, ne accompagna i tempi e i gesti. Nelle aree di percorrenza la luce lavora sulla sicurezza e sulla chiarezza dei percorsi; nelle soste, sulle proporzioni, sui dettagli materici, sulle superfici che riflettono e assorbono.
Ogni livello ha un proprio carattere: più chiaro e diffuso nelle zone prossime al cielo, più intimo e avvolgente mentre ci si avvicina ai binari, dove il contrasto tra luce e ombra restituisce profondità e intensità emotiva.
Per me questo progetto rappresenta bene l’idea che guida tutto il mio lavoro: la luce non è solo tecnica, ma linguaggio. È ciò che permette alle persone di riconoscersi in un luogo, di sentirsi al sicuro, di ricordare un’esperienza. Nella stazione Chiaia la luce contribuisce a trasformare un’infrastruttura in uno spazio culturale, in un pezzo di città che vive sottoterra ma dialoga costantemente con il mare, con il cielo e con la memoria di Napoli.








